A cura di Matteo Ghiringhelli FT DO, 20.03.20

Da sempre le malattie hanno fatto più stragi delle armi, [è molto probabile che gli europei abbiano ricevuto parecchie malattie infettive dagli animali domestici con cui hanno convissuto: vaiolo e morbillo, tifo e influenza, tubercolosi, peste bubbonica, colera e così via; nel corso di millenni hanno sviluppato una relativa immunità. Quando spagnoli e portoghesi, francesi e inglesi sbarcano in America, i germi che portano con sé fanno strage, sterminando fra il 50 e il 100% delle popolazioni locali. Cortéz sbarca in Messico nel 1520. Nella sua truppa c’è uno schiavo malato di vaiolo. L’epidemia che colpisce gli aztechi è l’arma finale dei conquistadores; in meno di un secolo, la popolazione messicana crolla da 20 milioni a poco più di 1 milione mezzo di persone.] [1]

L’allarme coronavirus non può esonerare i professionisti sanitari da mantenere un aggiornamento costante, sia per evitare contagi da COVID-19 e conseguente rischio di aumentare il numero di ricoveri, che per fare in modo di ridurre al minimo gli effetti del virus sui pazienti colpiti e non.

Già la Bill and Melinda Gates Foundation in un articolo  pubblicato nel 2018 prevedeva l’incapacità degli umani di reagire ad una possibile pandemia, il sistema sanitario mondiale sempre secondo l’articolo non sarebbe stato preparato a contrastare gli effetti dell’agente patogeno.[2]

Oggi, siamo di fronte ad un agente patogeno virale, i cui effetti colpiscono prevalentemente il sistema respiratorio, ma ancora non si conoscono a fondo altri effetti sistemici. Il principale effetto è la possibilità di [insorgenza di polmoniti interstiziali ossia complicanze polmonari sostenute da una liberazione di citochine flogogene (alcuni tipi di interleuchine ed in particolare la IL6) nell’interstizio polmonare che il coronavirus induce. Quindi nessuna polmonite batterica da immunodepressione ma una polmonite interstiziale che raramente viene indotta dai virus influenzali  stagionali e che invece in questo caso presenta  una relativa alta incidenza. Questo tipo di polmonite, che non risponde a terapie antibiotiche di nessun tipo, porta ad una progressiva insufficienza respiratoria che, se non supportata da adeguata ventilazione polmonare in area di rianimazione, porta all’exitus.][3]

Nonostante molti studi siano stati effettuati per la diagnosi precoce, per i vaccini e per le cure da COVID-19, sarà possibile l’utilizzo di un kit diagnostico da laboratorio per la conferma di casi sospetti, ma attualmente non esistono efficaci antivirali specifici o combinazioni di farmaci supportati da prove scientifiche di alto livello. [4]

C’è anche una questione legata all’assunzione di farmaci antiinfiammatori che sembrano avere un effetto facilitante il coronavirus, provocando un aggravamento della condizione del paziente affetto, ma non è stato confermato da studi attendibili.

Inoltre, c’è un’altro argomento scientifico, anche se ancora non del tutto dimostrato: un recente studio sulla rivista The Lancet sottolinea il possibile ruolo che un enzima potrebbe svolgere nel meccanismo dell’infezione da coronavirus. Secondo lo studio, la produzione di questo enzima è aumentata assumendo ibuprofene.
Siccome la cosa non è ancora chiara, un consiglio che viene dato dalle guideline è infatti quello di utilizzare paracetamolo come analgesico/antipiretico. [17]

Altra questione sono i farmaci per la pressione alta (ipertensione), un recentissimo studio [5] del 5 Marzo 2020 ha dimostrato che il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) agisce attaccandosi a dei recettori chiamati ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina-2 particolarmente espressi nel cuore e nei polmoni.

Gli scienziati nello studio pubblicato su Nature Reviews Research spiegano:

“SARS-CoV-2 invade principalmente le cellule epiteliali alveolari, causando sintomi respiratori. Questi sintomi sono più gravi nei pazienti con malattie cardiovascolari, che potrebbero essere associati a una maggiore secrezione di ACE2 in questi pazienti rispetto a soggetti sani. I livelli di ACE2 possono essere aumentati mediante l’uso di inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone. Dato che l’ACE2 è un recettore funzionale per la SARS-CoV-2, la sicurezza e i potenziali effetti della terapia anti-ipertensiva con ACE-inibitori o bloccanti del recettore dell’angiotensina nei pazienti con COVID-19 devono essere attentamente considerati.[5]

Anche in questo caso, l’ipotesi sull’ACE2 sta decadendo, anche se c’è una forte correlazione nei pazienti deceduti tra ipertensione e infezione da coronavirus. Nonostante la poca chiarezza, per cautela le ultime guideline consigliano per i pazienti ipertesi: [non è necessario interrompere la cura con ACE inibitori nei pazienti non ospedalizzati, si consideri la possibilità di cambiare la cura con altri antiipertensivi equivalenti nei pazienti osedalizzati.][17]

Patologie più comuni osservate nei pazienti deceduti.a seguito di infezione da COVID-2019

Questi farmaci sono usati dagli ipertesi ma anche da cardiopatici, obesi, diabetici. Poiché già il loro sistema immunitario è più delicato è bene avere massima prudenza.

Una verità è legata allo stato infiammatorio del soggetto, diabetici, obesi e soggetti con problemi vascolari cronici in cui c’è già una esposizione infiammatoria il rischio è notevolmente aumentato, questo a causa di livelli di IL-6 (interleuchina 6, fattore infiammatorio) più elevati.

Questo fattore li espone più facilmente a sviluppo di polmonite interstiziale, ossia quella polmonite acuta grave che necessita di respirazione artificiale, più di pazienti già affetti da gravi problemi polmonari come BPCO. (Vedi tabella).

Una cura che infatti si sta mostrando efficace nei casi acuti è l’uso di tocilizumab, inibitore dell’infiammazione che agisce sull’IL-6, usato normalmente per forme artitiche

Tocilizumab abbatte IL-6 e TNF; nelle fasi acute come polmonite in cui si alza anche IL- 8, se abbassando IL-6 migliora la condizione del paziente potrebbe significare che il soggetto aveva già in precedenza infiammazione cronica di base.[6][7]

[Come durante le precedenti pandemie (sindrome respiratoria acuta grave e sindrome respiratoria del Medio Oriente), i corticosteroidi non sono abitualmente raccomandati e potrebbero esacerbare il danno polmonare associato a COVID-19. Tuttavia, nell’iperinfiammazione, è probabile che l’immunosoppressione sia benefica. La nuova analisi dei dati di uno studio controllato randomizzato di fase 3 del blocco IL-1 (anakinra) nella sepsi, ha mostrato un significativo beneficio in termini di sopravviv
enza in pazienti con iperinfiammazione, senza aumento degli eventi avversi. Uno studio multicentrico, randomizzato e controllato su tocilizumab (blocco dei recettori IL-6, autorizzato per la sindrome da rilascio di citochine), è stato approvato nei pazienti con polmonite COVID-19 e IL-6 elevata in Cina (ChiCTR2000029765). L’inibizione della Janus chinasi (JAK) potrebbe influenzare sia l’infiammazione che l’ingresso virale cellulare nel COVID-19.][8]

In sostanza, no cortisone se non in fase grave di iperinfiammazione con rischio multiorgano [9], sì a tocilizumab e tutte le molecole che possono abbattere IL-6.

Una domanda che gli epidemiologi si sono posti è: perchè le zone di Bergamo, Brescia e centro della Lombardia sono le più colpite?

Una possibile risposta è legata alle polveri sottili, gli studi stanno iniziando a muoversi in direzione di capire se ci sia una relazione tra l’inquinamento ambientale e la possibile diffusione dei virus, [Le curve di espansione dell’infezione nelle regioni presentano andamenti perfettamente compatibili con modelli epidemici, tipici di una trasmissione persona-persona per le regioni del sud Italia, mentre mostrano accelerazioni anomale proprio per quelle ubicate in Pianura Padana in cui i focolai risultano particolarmente virulenti e lasciano ragionevolmente ipotizzare una diffusione mediata da Carrier ovvero da un veicolante][10].

Secondo lo studio il PM-10 potrebbe fungere da vettore di diffusione, quel che è sicuro è che un aumento delle polveri sottili provoca uno stato infiammatorio della mucosa delle vie respiratorie, sovraesponendo i soggetti, come visto in precedenza (IL-6), ad un maggior attecchimento del virus.

Possibili soluzioni

Una domanda che dobbiamo porci è:

Possiamo fare in modo di rendere il virus meno aggressivo? Possiamo fare in modo di combatterlo efficacemente?

La risposta è positiva, lo dimostra il fatto che molti pazienti positivi al tampone non presentano sintomi, sono i cosiddetti portatori sani.

Sicuramente la scienza arriverà a capire il perchè per trovare le soluzioni adeguate, ad ogni modo, è chiaro che un ruolo fondamentale  sull’effetto dell’infezione è deputato al sistema immunitario e allo stato infiammatorio del paziente.

Il vero problema, è che il sistema immunitario è fortemente influenzato da condizioni sia organiche (genetiche, endocrine, metaboliche, psichiche, ecc.) che ambientali (abitudini di vita come allenamento, fumo, alcolici, stress, ecc.). Esistono ampie variazioni interindividuali in molte funzioni immunitarie anche tra i soggetti sani.

[Mentre è chiaro che gli individui con risposte immunitarie significativamente al di sotto del “normale” sono più suscettibili agli agenti infettivi e mostrano un aumento della morbilità e della mortalità infettive, non è chiaro come la variazione della funzione immunitaria tra gli individui sani si riferisca alla variazione della suscettibilità alle infezioni. Lo stato nutrizionale è un fattore importante che contribuisce alla competenza immunitaria: la malnutrizione danneggia il sistema immunitario, sopprimendo le funzioni immunitarie fondamentali per la protezione dell’ospite. La malnutrizione che porta a compromissione della funzione immunitaria può essere dovuta a un’assunzione insufficiente di energia e macronutrienti e / o a carenze di micronutrienti specifici. Spesso si verificano in combinazione.][11]

Una supplementazione bilanciata e l’uso di corrette pratiche che permettono di modulare le variabili che interagiscono con il sistema immunitario, possono fornirci un valido aiuto.

Enzo Soresi, primario di pneumologia dell’Ospedale Ca’ Granda – Niguarda di Milano, superati gli 80 anni e tuttora in attività, ne “Le mie considerazioni sull’epidemia da coronavirus” espone chiaramente i problemi dell’epidemia e successivamente offre dei consigli per abbassare l’infiammazione. Le sue parole [in primis alimentazione povera di carboidrati, per assurdo la dieta chetogenica, tanto demonizzata sta diventando la dieta di maggiore prevenzione  contro le malattie.

Digiuno intermittente cioè  fare passare da 14 a 16 ore fra un pasto e l’altro almeno un paio di volte alla settimana questo ridà vita al sistema immunitario ed elimina i mitocondri danneggiati.

Attività fisica moderata, se non potete uscire organizzatevi in casa.

Come integratori vit. C, glutatione, coenzima Q10, probiotici][12], in aggiunta a isotiocianati[18] e sulforafano[19].

Attività fisica adeguata e dieta in prima battuta, ma non solo, ad esempio vi sono numerosi studi sull’interazione positiva di glutammina e altre proteine sul sul sistema immunitario, o ancora sull’effetto degli acidi grassi essenziali, per non parlare di sali minerali e vitamine, in particolare il famoso complesso antiossidante (A-C-E), la vitamina D, ma anche alcune vitamine specifiche del gruppo B.[13]

It is recommended to increase protein intake by oral nutrition supplement, 2–3 times/day (≥ 18 g protein/time). In order to reach the mount of 18 g protein/time, protein powder can be added on the basis of standard whole protein preparations [14],

Altro integratore importantissimo utilizzato anche per la cura delle infezioni respiratorie è l’Astragalo membranaceus, che è stato largamente utilizzato in Cina per affrontare l’epidemia di SARS ed è stato inserito nelle guide line di riferimento per la cura di COVID-19[14] e per la prevenzione di infezioni del tratto respiratorio nei bambini [15].

A questa molecola è stato attribuito un’azione antivirale che previene infezioni delle vie aeree [16].

Un aspetto però da tenere in considerazione, è di non assumere dosi senza un controllo ben ponderato, alcuni elementi come le vitamine liposolubili, ma non solo, possono risultare tossiche, è importante affidarsi nell’integrazione alimentare da professionisti qualificati.

Attenzione

Il messaggio che deve passare in questo momento non è quello di prendere integratori per immunizzarsi, assumere preventivamente prodotti naturali è utile, ma è indispensabile NON ESSERE SUPERFICIALI.
L’invito è di utilizzarli come supplemento perchè aiuta a prevenire, ma non per questo bisogna sentirsi sicuri o immuni dalle infezioni, prendendosi dei rischi e sottoponendo il rischio anche ad altri. È importante rispettare le norme, non uscire ed evitare contatti per il bene di tutti.

Referenze

[1] Armi, acciaio e malattie – Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni – Jared diamond
[2] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/nejmp1806283
[3] https://neurobioblog.com/2020/03/16/enzo-soresi-le-mie-considerazioni-sullepidemia-da-coronavirus/ soresi
[4] Potential Rapid Diagnostics, Vaccine and Therapeutics for 2019 Novel Coronavirus (2019-nCoV): A Systematic Review https://www.mdpi.com/2077-0383/9/3/623
[5] Zheng, Y., Ma, Y., Zhang, J. et al. COVID-19 and the cardiovascular system. Nat Rev Cardiol (2020). https://doi.org/10.1038/s41569-020-0360-5
[6] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23782136
[7] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=interlukin-8+the+major+neutrophil++kunkel
[8] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30628-0/fulltext?rss=yes
[9]https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30317-2/fulltext
[10] https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/17/coronavirus-lo-studio-smog-e-polveri-sottili-hanno-accelerato-la-diffusione-di-sars-cov2/5739565/
[11] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12495459
[12] https://neurobioblog.com/2020/03/16/enzo-soresi-le-mie-considerazioni-sullepidemia-da-coronavirus/
[13] Le basi molecolari della nutrizione – Arienti G., Piccin 2105
[14] https://link.springer.com/article/10.1186/s40779-020-0233-6
[15] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6463872/
[16] https://www.hindawi.com/journals/ecam/2019/2971604/
[17] Interim clinical guidance for patients suspected of/confirmed with COVID- 19 in Belgium, March 2020; Version 4 https://epidemio.wiv-isp.be/ID/Documents/Covid19/COVID-19_InterimGuidelines_Treatment_ENG.pdf
[18] https://www.mdpi.com/1420-3049/23/3/624
[19] https://pubs.rsc.org/en/content/articlelanding/2017/FO/C7FO00969K#!divAbstract