A cura di Matteo Ghiringhelli FT DO, 01.03.20

Tra gli svariati consigli per migliorare lo stato di salute, è risaputo che l’allenamento è importantissimo per prevenire patologie metaboliche e cardiovascolari, ma non solo.

Terapista: “dovrebbe fare attività fisica”
Paziente: “ma guardi che io ne faccio, vado a camminare 2 volte a settimana!”

Da questo scambio di battute si capisce come nasca un grande fraintendimento.
Il problema sorge perchè spesso camminare è consigliato da tutti in ambito medico, ma è davvero considerabile un carico allenante?

L’allenamento per essere efficace deve apportare delle modifiche sullo stato dell’organismo, attraverso il meccanismo della supercompensazione il nostro corpo è in grado di adattarsi allo stress fisico dell’allenamento, ciò comporta che:

L’allenamento per essere efficace deve apportare delle modifiche sullo stato dell’organismo, attraverso il meccanismo della supercompensazione il nostro corpo è in grado di adattarsi allo stress fisico dell’allenamento, ciò comporta che:

1) Per continuare ad essere allenante, l’attività fisica deve incrementare di intensità o densità.

2) È necessario variare l’allenamento per continuare a migliorare le performance sottoponendo l’organismo ad uno stress allenante.

Inoltre bisogna considerare che camminare è un’attività che adottiamo quotidianamente per spostarci, anche se di poco, di conseguenza non può essere considerata un’attività allenante, può esserlo solo per persone molto debilitate, allettate per lungo periodo, o in casi estremi, con sovraccarichi, in forte dislivello e in scarse quantità di ossigeno, come ad esempio nell’alpinismo.

É chiaro quindi il concetto che per ottenere un miglioramento della performance, per perdere peso, per aumentare la massa muscolare, per migliorare la risposta cardiovascolare, per ottenere degli effetti sulla qualità del sonno e chi più ne ha più ne metta, l’allenamento deve essere effettuato nella giusta condizione e con dei carichi allenanti adeguati all’età e alla condizione dell’individuo.

Oggi è addirittura possibile capire attraverso valutazioni sempre più attendibili il tipo di carico allenante quotidiano, ci sono numerosi studi attraverso il controllo dell’HRV (Heart Rate Variability) – variazione della frequenza cardiaca – che permettono di monitorare lo stato di salute psicofisica del soggetto in modo continuativo.

Questo è un grande vantaggio per modificare il carico allenante senza il rischio di provocare stati di stress negativo per l’organismo, che è una delle prime cause di infortunio.

Un esempio: attraverso il monitoraggio dell’Hrv durante la notte è possibile stabilire la qualità del sonno, il riposo è infatti un elemento indispensabile allo stato di salute psicofisica; in mancanza di sonno è più probabile andare in stati di sovraccarico funzionale e infiammazione cronica, influenzando negativamente le sedute di allenamento.

Come da letteratura: “La variabilità della frequenza cardiaca (HRV) può essere utilizzata per misurare l’adattamento di un atleta al carico di allenamento, senza interrompere il processo di allenamento” ¹


Questi dati suggeriscono che un approccio scientifico può essere utilizzato per modificare accuratamente le risposte croniche di HRV – variazione della frequenza cardiaca – ai carichi di allenamento negli atleti, ottimizzando il training su base individuale.


¹ https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6090397/