A cura di Matteo Ghiringhelli FT DO

L’organismo umano ha sviluppato un sistema di adattamento all’ambiente che si tramanda di generazione in generazione fin dalla sua genesi. Questo meccanismo di adattamento agli stressors ambientali è permesso da diversi sistemi, ed in particolare è regolato dal Sistema Nervoso Autonomo (SNA).

Le risposte autonomiche fight or flight sono proprio in relazione ai meccanismi adattativi sviluppati dai nostri antenati, che dovevano affrontare animali selvatici, combatterli e vincerli per nutrirsi, per sopravvivere, dovevano resistere al freddo e alla fame, potevano ferirsi, ecc. Tutti questi stimoli, sono da considerarsi fattori di stress ambientale a cui l’organismo ha imparato ad adattarsi.

In caso di stress acuto, attraverso riflessi autonomici l’organismo ha imparato a sviluppare risposte adattative su più fronti, ad esempio a livello muscolare con incremento di sangue ai muscoli per combattere o scappare, o a livello vascolare con vasocostrizione periferica e aumento dei fattori di coagulazione del sangue in caso di ferite, aumentando la glicemia per avere a energia disponibile e così via.

Questi meccanismi di difesa hanno lo scopo di perseguire la nostra necessità biologica di sopravvivere e arrivare al massimo sviluppo fisico e sessuale poter tramandare i nostri geni.

I meccanismi di difesa attivano processi fisiologici infiammatori e antiinfiammatori, modulati dal SNA. Quando si attiva l’asse dello stress in stato acuto, il bilancio dei fattori pro e anti – infiammatori è equilibrato, ma se lo stress diventa cronico si verifica uno squilibrio a favore dei processi infiammatori.1

L’infiammazione è un processo immunitario fisiologico di difesa, che però deve avere una durata limitata fino alla guarigione e al ripristino dell’omeostasi. Se questo processo si protrae o non è controllato può provocare danni biologici ed essere nociva.

All’epoca dei nostri antenati tutto ciò funzionava perfettamente grazie ad uno stile di vita differente e ad una durata della vita più breve. Oggi l’essere umano è più longevo e lo stile di vita odierno non è più così pericoloso, ma è caratterizzato da stress cronico, pertanto le risposte allo stress da parte del SNA sono esagerate, provocando infiammazione cronica low-grade.

Come fa il nostro organismo a regolare questa infiammazione?

La gestione infiammatoria prevede molte vie. In questo articolo mi soffermerò sulla via Neuro-immunitaria, mediata dal nervo vago. Questo nervo cranico, secondo le ultime scoperte, oltre alle sue funzioni già conosciute in relazione ai visceri, ha anche una funzione antiinfiammatoria: questo meccanismo è definito anti-inflammatory cholinergicpathway.1,2,3,4

In sostanza, il nervo vago inibisce le risposte infiammatorie. La cosa davvero interessante è che l’attivazione di questo processo antinfiammatorio può essere favorito da molti fattori, come stile di vita, alimentazione, esercizi respiratori, attività fisica, alcune terapie come la terapia manuale osteopatica, e ancora molti altri.

È possibile valutare la funzionalità antiinfiammatoria del nervo vago?

Sì, è possibile. Attraverso l’esame pletismografico dell’HRV è possibile avere parametri di riferimento della potenza del tono vagale. HRV (variabilità della frequenza cardiaca) è un parametro che indica la capacità di attivazione del sistema nervoso autonomo e della funzionalità del nervo vago.

Successive scoperte hanno inoltre trovato relazioni molto forti tra HRV e infiammazione.
Il rapporto tra HRV e infiammazione è inversamente proporzionale: maggiore è l’HRV e minore è l’infiammazione, numerosi studi riportano questo rapporto valutando marcatori infiammatori ematici, in particolare: PCR, IL-6, TNF-alfa, IL-1.5, 6, 7, 8

Questo rapporto è molto interessante, oggi sappiamo quanto l’infiammazione giochi un ruolo primario in molte patologie acute e croniche, come malattie autoimmuni, neurologiche e cardiovascolari, malattie metaboliche come diabete e dislipidemie, gli stessi processi sono implicati anche nella genesi di cancro. Ciò implica che mantenere alta la variabilità della frequenza cardiaca attraverso un corretto stile di vita evita lo sviluppo di queste patologie.

Inoltre, sono in atto ricerche sulla possibile relazione tra HRV e COVID-19: sembra che questo parametro possa essere predittivo sulla manifestazione sintomatica dei pazienti grazie alla sua forte relazione con i marker infiammatori, e in particolare con IL-6 (principale nemico proinfiammatorio da combattere nella tempesta citochinica nei pazienti colpiti da COVID-19).9
Il tempo ci dirà se questo esame potrà essere un marcatore indicativo sugli sviluppi patologici della malattia.

Per approfondire

Bibliografia

  1. http://www.bioscience.org/2021/v13e/af/870/fulltext.htm
  2. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0889159105000668?via%3Dihub
  3. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/14733730/
  4. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/j.1365-2982.2008.01252.x
  5. https://www.jci.org/articles/view/30555
  6. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0889159118304665?via%3Dihub
  7. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/j.1365-2796.2008.02023.x
  8. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26595902/
  9. https://academic.oup.com/milmed/advance-article/doi/10.1093/milmed/usaa405/5989059