a cura di Matteo Ghiringhelli FT DO
Da sempre, nella valutazione funzionale del paziente, i terapisti prendono misure per monitorare i progressi durante il recupero del soggetto.
Oltre alla valutazione osservazionale da parte del terapista, che implica errori metodologici di valutazione legati a un chiaro aspetto soggettivo, Il classico metodo per misurare il range dei movimenti articolari (ROM) è l’utilizzo del goniometro, strumento economico e di semplice utilizzo, ma che ha comunque il limite di essere operatore-dipendente, questo significa una maggior possibilità di errore di valutazione.
Altro metodo utilizzato per la valutazione, in particolare dei muscoli cervicali, è l’utilizzo di dispositivi dinamometrici che possono essere utilizzati per rilevare i cambiamenti della forza massima del muscolo, della resistenza e della capacità di contrazione ¹ , come nello studio sotto riportato.
Fortunatamente, oggigiorno la tecnologia può venire incontro alle necessità dei terapisti, in particolare di chi si occupa di raccogliere dati per promuovere progetti di ricerca, o anche, semplicemente, per dare oggettività al proprio lavoro.
Attraverso un sensore dotato di magnetometro, accelerometro e giroscopio, abbinato ad un software speciale, è possibile misurare in modo sempre oggettivo il ROM articolare del soggetto e l’efficacia del trattamento terapeutico.
Questo sensore, captando tutti i movimenti nella tridimensionalità, non solo indica la quantità del ROM articolare, ma è anche indicativo della qualità dell’esecuzione del movimento, infatti è possibile registrare e visionare a monitor i movimenti del soggetto contemporaneamente su ogni piano dello spazio, notando quei movimenti “accessori” rappresentativi di una alterazione biomeccanica.
La ricerca che stiamo effettuando con un’equipe di collaboratori in più studi professionali composta da fisioterapisti, osteopati e con l’azienda Sprintit
che ci ha fornito sensori, software e assistenza, consiste nella valutazione di pazienti con disturbi del tratto cervicale, eseguita attraverso il sensore S9.
Successivamente i pazienti ricevono un trattamento osteopatico e vengono rivalutati con le stesso metodo. La rappresentazione grafica sotto riportata, è un esempio che dimostra l’effetto della manipolazione cranica osteopatica su paziente con cervicalgia in esiti di colpo di frusta e trauma cranico.
In questo caso si noti che non si è ottenuto un miglioramento del ROM articolare, pressoché simile nei due grafici, ma un notevole miglioramento nell’esecuzione della flesso-estensione: nel grafico 1, in fase di estensione, rappresentata con linea di colore blu (ripetuta 2 volte), il paziente eseguiva movimenti associati di rotazione e inclinazione dx (linee verde e rossa).
Successivamente al trattamento la fase di estensione appare libera da movimenti “accessori” disfunzionali.
L’importanza di oggettivare il lavoro eseguito tutti i giorni nei nostri studi professionali è utile per dare credito alla pratica clinica quotidiana e indispensabile per ottenere il giusto riconoscimento che meriterebbero le tecniche di terapia manuale.
Come disse un amico, docente in osteopatia: “Se Still [padre dell’osteopatia] fosse qui oggi e avesse a disposizione i nostri mezzi, ci darebbe degli stupidi per non sfruttarne appieno le potenzialità”.
¹ https://www.jospt.org/doi/full/10.2519/jospt.2009.2872